Giacomo FIORENTINI

Giacomo Fiorentini

Nnato a Palestrina il 14 novembre 1917. Per breve tempo discepolo di Alessandro Scavalli-Borgia, da cui apprende gli erudimenti del disegno e della caricatura.

Nel 1930 si trasferisce a Roma dove vive e lavora fino al 1972. L’amore per l’arte e la cultura lo accompagna per tutta la vita. Partecipa a varie mostre locali di pittura, vincendo alcuni premi. Scrive sonetti e poesie oltre che in dialetto prenestino anche in dialetto romanesco e in italiano.

Nel 1972 torna a vivere a Palestrina dove pubblica, nel 1987, per la collana “Trentapagine” del circolo culturale R.Simeoni, il volume n°8 dal titolo REVERBERI LONTANI, gustosissimi bozzetti in dialetto prenestino illustrati da lui stesso.

Muore a Roma nel 1992.

Si apre la rassegna dedicata alla poesia dialettale di Giacomo Fiorentini con il sonetto ” Lo testamento ” nel quale l’autore esprime l’amore e l’orgoglio di essere di Palestrina quanto appunto dice ” a fallo nasce a ‘sto paese che ‘n aro mieglio ‘n ze potea trovà! ” . Ritiene il massimo l’essere nato a Palestrina dato che meglio di questa città non si trova nulla. Questo attaccamento alla città che gli ha dato i natali lo spinge a scrivere ” solo qua spunto alla palestrinese ” per ricordare ai posteri il dialetto che si parlava appunto al tempo della sua infanzia .

LO TESTAMENTO

Alli Palestrinisi lasso detto
che cchello che io lasso nun è gnente
che ‘lle potria lassà ‘m puoro parente
che nun ha posseduto aro che ‘n tetto

de casa a fallo nasce a ‘sto paese
che ‘n aro mieglio ‘n ze potea trovà!
Dungua, senza tené tande pretese
e primo che llo tiembo se nne và,

ve lasso io pe’ scritto , ghiaro e netto
solo qua spunto alla palestrinese
recordènnome d’esse nato qua ;

scrivo pe’ recordàve lo dialetto,
no chillo che sse parla da quà mmese,
ma chillo ch’era settand’anni fa !

MONNO MONNACCIO

In questo sonetto l’autore riflette innanzitutto sul tempo della beata gioventù quando tutto appare bello in special modo quando si scopre l’amore e con esso uno slancio di affetto che ti porta ad abbracciare tutto il mondo. Mentre la realtà è fatta di ingratitudine e di egoismi personalistici: appunto un mondo tutt’altro che bello.

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MONNO MONNACCIO

LA LIPPA

In questo sonetto l’autore descrive una breve immagine di vita quotidiana di vicinato.

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/La Lippa di G. Fiorentini

FEMMENE ALLO BORGO

Il sonetto diventa un ritratto d’autore nel quale si raffigura una vicenda di vita giornaliera che si ripeteva di frequente nei pressi della fontana pubblica ove ci si recava per rifornirsi dell’acqua necessaria alle esigenze domestiche e famigliari.

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Femmene allo borgo di G. Fiorentini

FEMMENE ALLA REFOTA

Il sonetto diventa un ritratto d’autore nel quale si raffigura una vicenda di vita giornaliera che di frequente si ripeteva nei pressi della lavatoio pubblico , “Refota”, ove le donne di casa si recavano a fare il bucato, e spesso e volentieri ci si dilungava in chiacchiere e discussioni .

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Femmene alla refota di G. Fiorentini

LO SOMARO RIFRESSIVO

La poesia seguente dà voce alle riflessioni di un povero asino il quale non sa darsi pace stante il diverso trattamento che gli riserva il padrone rispetto al maiale anch’esso presente nella medesima stalla. L’arcana viene svelato il giorno che il maiale finisce al mattatoio per diventare a sua volta alimento gustoso per il proprietario.

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Lo somaro rifressivo di G. Fiorentini

LI SURECI COMPARI

In questa poesia l’autore ci racconta bonariamente le vicissitudini di due topolini, uno grosso, grasso pieno di sé: di città; l’altro piccolo magro e tremebondo: di campagna . La troppa sicurezza e boria del topolino di città porterà lo stesso a sottovalutare le insidie della vita, che si nascondono e si confondono nell’ambiente che ci irretisce e ci abbaglia di splendori ed abbondanze a costo zero.

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Li surici compari di G. Fiorentini

LO MALENTESO

In questo sonetto l’autore ci descrive un piccolo malinteso fra donnette locali che non avendo una perfetta conoscenza della geografia confondono lo stare a Cortina d’Ampezzo con lo stare alla Cortina di Palestina nota all’epoca per essere la località dove era ubicato il Carcere.

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Lo malenteso di G. Fiorentini

CHI TE LO PA’….

In questo sonetto l’autore fa una analisi del mutare delle abitudini alimentari fra il periodo a noi contemporaneo, ed il tempo della sua gioventù. La differenza principale è individuata essenzialmente nella disponibilità di prodotti alimentari. Oggi che ce né in abbondanza per tutti si è forze troppo esigenti e difficoltosi nel mangiare : mentre nell’ante guerra per la fame l’autore avrebbe mangiato anche la terra. Come il famoso detto : chi ha il pane non ha i denti.

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Chi tè lo pa’… di G. Fiorentini.pdf

LO PRIMO BACETTO

In questo sonetto l’autore ricorda la semplicità ed il pudore che condizionava i primi approcci amorosi della sua giovinezza, rispetto invece ai giovani d’oggi molto più disinibiti nei costumi e nei comportamenti amorosi .

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Lo primo bacetto G. Fiorentini

MAGGIO

In questo sonetto l’autore ricorda la bellezza dei tempi andati quando, con l’avvento della bella stagione, gli innamorati si recavano nei boschi e nei prati a raccogliere fiori da presentare poi davanti alla porta di casa dell’innamorata .

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Maggio di G. Fiorentini.pdf

LO DIALETTO

In questo sonetto l’autore ricorda l’approccio dei bambini , allevati nella semplicità per cui poco avvezzi ad esprimersi in italiano, con l’impegno scolastico. Il genitore lo sollecita ad un impegno fattivo perché l’istruzione scolastica lo deve proiettare verso il mondo, oltre i confini dei luoghi di origine .

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Lo dialetto di G. Fiorentini

LO BALLO

In questo sonetto l’autore paragona il modo di ballare il salterello, che lui frequentava da giovane , con i balli moderni non di coppia .

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Lo ballo di G. Fiorentini

REVERBERI LONTANI

Nel presente sonetto il poeta rammenta le tenerezze che scambiava da ragazzetto, senza malizia alcuna, con Celeste che lui immaginava già come sua regina.

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Reverberi lontani di G. Fiorentini

E’ SEMBRE MEDIOEVO

Il nostro poeta era un figlio del popolino per cui aveva buona conoscenza delle fatiche e delle sofferenze che si dovevano patire per vivere. Per questo non gli passa inosservata la differenza con le case dei benestanti, i signori, dove è sempre festa.

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E’ sembre medioevo di G. Fiorentini

LO MISTIERO ANDICO

Il mestiere più antico del mondo per il nostro poeta non è quello che si dice il meretricio , come qualcuno potrebbe pensare, ma bensì il ladrocinio. Difatti nel sonetto presente ce ne fa un sottile ritratto.

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Lo mistiero andico di G. Fiorentini

SE VA COLLI TIEMPI

I tempi cambiano, il tempo passa anche per i due compari che si recavano in campagna, per cui la fine naturale dell’asinello è l’occasione per adeguarsi ai tempi anche nel mezzo di locomzione .

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Se va colli tiempi di G. Fiorentini

LA TERA E’ BASSA

I tempi cambiano, il tempo passa anche per i due compari che si recavano in campagna, per cui la fine naturale dell’asinello è l’occasione per adeguarsi ai tempi anche nel mezzo di locomozione .

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La tera è bassa di G. Fiorentini

EREMO TANTI

Col tempo che passa cambiano tutte le cose: il borgo natio conserva solo alcune strutture che sono sufficienti, però, per riportare l’autore ai tempi della sua fanciullezza quando la via, in questo caso la scalinata, diventava parte del viver quotidiano .

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Eremo tanti di G. Fiorentini

META’ VINO E META’-NOLO

Un breve commento a famoso scandalo che ci fù negli anni settanta del vino che veniva addizionato con alcool metilico ( che si estrae appunto dal legno ) velenosissimo che potrebbe causare anche la morte di chi lo ingerisce .

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Metà vino e metà nolo di G. Fiorentini

VA PUO’ A CAMPA’

Il sonetto ricorda la vicenda della nube radioattiva che si sprigionò da una centrale nucleare, posta nella città di Cernobyl in Bielorussia, esplosa nel 1986. La nube trasportata, dal vento, si propagò sull’Europa giungendo financo in Italia ove, ricadendo a terra come pioggia, inquinò il territorio comprese le colture arboree ed ortive .

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Và può a campà di G. Fiorentini

LO LAVORO

Un breve commento un po’ pessimista sulla crisi lavorativa in cui versano da sempre le nuove generazioni. Anche se in questo caso l’autore individua in certuni una tendenza un po’ troppo sciovinista e superficiale .

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Lo lavoro di G. Fiorentini

LI GIOCHI

La strada, la scalinata: questo era il parco giochi dell’infanzia dell’autore, e non solo. Gli unici pericoli che c’erano all’epoca erano quelli di tornare a casa con i pantaloni rotti al sedere, con le scarpe sfondate e con qualche abrasione sulle gambe dovute alle cadute accidentali .

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Li giochi di G. Fiorentini

LA RECONOSCENZA

La poesia che segue è basata sulla riconoscenza. Come tutto ciò che riferisce ai sentimenti buoni, semplici e puri l’ambientazione afferisce al mondo animale proprio perché in quanto ad umanità le bestie ne possiedono sicuramente più degli esseri umani .

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La Reconooscenza di G. Fiorentini