Antonio FIASCO faracchiano

Antonio Fiasco detto “faracchiano”

Antonio Fiasco, detto faracchiano, è nato a Palestrina il 25 febbraio 1943 allo Borgo , quartiere ritenuto “ lo mieglio dello paese”, e come orgoglioso borgarolo spesso nelle proprie rime lo tanto decanta .

Prima falegname, poi autista ATAC e oggi pensionato, ha cominciato a scrivere nel 1994 in occasione delle proprie nozze d’argento, compilando, in rima, gli inviti per la festa.

Già conosciuto per come, con piacere, racconta le barzellette da essere l’animatore delle comitive, così oggi mescolando barzellette e poesie, mantiene sempre allegra e sorridente la compagnia di chi lo frequenta .

Nel 2000 ha pubblicato il suo primo libro in versi “Viengo dicenno” che ha avuto un grande successo. Nel 2008 torna in edicola con “ Ve dicio ancora” nella speranza di bissare e superare la precedente affermazione.

Dalla nota inserita nella parte conclusiva della prima pubblicazione “Viengo dicenno” vogliamo citare questa riflessione: “le sue poesie fluiscono come un torrente dopo un acquazzone primaverile, raccolgono mille rivoli e mille spunti, vivono la sorpresa di scoprire, strada facendo che si può comunicare anche con il dialetto, che anzi ricorrendo ad esso tutto sembra diventare più facile e naturale. (…) È una poesia fresca ed immediata, spronata in continuazione dalla fantasia e dall’impeto della sua personalità, non digiuna di riflessioni ed immagini argute e profonde. (…) Precisando metri e forme, e contenendo una certa affluenza torrentizia di alcuni componimenti, la sua poesia può rappresentare quel giusto risarcimento che il dialetto prenestino attende da troppi anni. Parole, espressioni e musica della nostra gente potranno essere, in questo modo, salvate, proprio nel momento più delicato ed estremo, quando tutto il mondo che le sottende sembra stia per essere irreparabilmente sopraffatto”.

A Pierluigi

Lo primo saluto a ti , grande Maestro

che si’ fatta ‘mportante Palestrina;

denanzi alla bravura de tant’estro,

‘gni palestrinese ce se ‘nchina .

 

Perchè orgoglioso de Giuvanni sio

conosciuto e famoso a meso monno,

ringrazia pe’ cento voti Dio

che l’ha fatto nasce a ‘sto paese ……chillo giorno.

 

A PALESTRINA

L’orgoglio di appartenenza, in questa poesia, Antonio Fiasco lo riversa interamente verso il suo paese natale che descrive come “un unicum” perché posizionato in un luogo scelto direttamente dal Creatore, di cui ne diventa subito una Sua raccomandazione. Concludendo questa sua elegia ricordando alla sua Palestrina che era e rimarrà sempre una regina.

(si può leggere la poesia sia in originale che in italiano corrente cliccando sul Link sottostante )

A Palestrina a fiasco

 

LO BORGO

L’orgoglio di appartenenza, in questa poesia, Antonio Fiasco lo trasferisce verso il rione del Borgo, quartiere tra i più antichi della città. In esso, difatti , come dice l’autore è allocata l’antica fontana alla quale era condotta l’acqua raccolta presso l’invaso delle Cannuceta. L’acquedotto consta di un cunicolo, interamente scavato nelle viscere della montagna in epoca imperiale romana, della lunghezza di circa 3500 metri che convogliava l’acqua presso il centro abitato dell’antica Preneste proprio subito a ridosso del tempio.

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Lo Borgo a fiasco

Na’ furistiera a Palestrina

In questa poesia, Antonio Fiasco vuole sfatare la nomea di poca accoglienza che si è fatta la sua città ed i suoi concittadini in seguito al detto “ Palestrina passa e cammina “ . In questo frangente la forestiera che si reca a Palestrina per turismo riceve gentilezza ed accoglienza tale da farla restare estasiata .

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Na furistiera a Palestrina a fiasco

La Soreca

In questa poesia Antonio Fiasco ci rappresenta una breve farsa di vita quotidiana quando le abitazioni non era così ben rifinite e fornite di ogni confort. Facilmente succedeva di ritrovarsi dentro casa ospiti indesiderati come nel caso specifico una bella pantegana .

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La soreca a fiasco

Lo betonzo e lo zeppotto

In questa poesia Antonio Fiasco ci racconta in versi vernacolari come i contadini, detti villani, avendo ormai terminato la scorta del vino prodotto , cercavano di ottemperare a detta mancanza anticipando la nuova produzione di vino, bevendo mosto non completamente fermentato .

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Lo betonzo e lo zeppotto a fiasco

La metitura

In questa poesia, Antonio Fiasco ci presenta una immagine di vita bucolica di quando veniva il tempo di mietere il grano. Viene descritta la fase di preparazione e la fase di esecuzione della mietitura ben prima dell’avvento delle macchine agricole.

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La metitura a fiasco

L’ eredità

In questa poesia Antonio Fiasco ci rappresenta le vicissitudini a cui sono costretti due fratelli che debbono o vogliono dividersi i beni eredita dai genitori .( si può leggere la poesia sia in originale che in italiano corrente cliccando al Link sottostante)

L’eredità a fiasco

Lo muzzico reconosciuto

In questa poesia Antonio Fiasco ci propone uno spaccato di vita sociale legato ad una coppia di fidanzati. L’avvenimento del fidanzamento prevedeva una fase di corteggiamento iniziale nella quale i due amanti, oggi diremmo così, si dichiaravano reciprocamente nella volontà di proseguire nel rapporto previo incontro in casa di lei, con i rispettivi genitori, per un incontro conviviale nel quale veniva riconosciuto e benedetto il fidanzamento ufficiale .

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Lo muzzico reconosciuto a fiasco

La callina, l’ovo e lo vallo

In questa poesia Antonio Fiasco ci riporta al mondo degli animali . Immagina le lamentele di un gallo alla vista della perdita, per rotolamento, dell’uovo appena deposto da una gallina del suo pollaio. Lamentando il fatto che il Padreterno avrebbe fatto meglio a farlo quadrato anziché tondo .

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La callina, l’ovo e lo vallo a fiasco

Lo minestrone

Entriamo adesso nella tradizione culinaria della cucina povera. Antonio Fiasco ci descrive, con immagini sempre molto realistiche ed accattivanti , le doti di bontà, prelibatezza e genuinità della cucina povera di una volta fatta sempre di ingredienti semplici ma molto bene assortiti.

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Lo minestrone a fiasco

La fraschetta

Passiamo adesso alla descrizione di un luogo di ritrovo e di compagnia che caratterizzava le semplici abitudini della gente di paese. Antonio Fiasco ci descrive, con immagini sempre molto realistiche e precise, i locali, dette fraschette, dove il vignaiolo vendeva direttamente al consumatore il vino prodotto nella stagione.

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La fraschetta a fiasco

Lo somaro e lo puorco … illuso

L’immagine degli animali che dialogano riflettono culturalmente l’ambiente famigliare nel quale vivono e si identificano molto spesso con il loro proprietario. In questa poesia Antonio Fiasco ci descrive uno spaccato di vita animale nella quale il povero maiale si illude di poter rivendicare dei diritti che sono solo degli umani.
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Lo somaro e lo puorco … illuso a fiasco

‘Na giornata allo mare

In questa poesia, Antonio Fiasco ci descrive le conseguenze fisiche dovute alla scottatura della pelle conseguente alla esposizione non protetta ai raggi solari sulla spiaggia ventilata e rinfrescata dalla brezza marina .

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‘Na giornata allo mare a fiasco

A Lilli

Questa poesia, Antonio Fiasco la dedica alla sua gattina Lilli che dopo vent’anni di convivenza con la famiglia dell’autore è passata ad altra vita .

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A Lilli a fiasco

Puro la luna … ‘mpiccia

In questa poesia, Antonio Fiasco ci descrive una ipotetica raccomandazione che il sole rivolge alla luna che si appresta a prendere il suo posto nel cielo per rischiarare la notte. La raccomandazione riguarda la complicità che và riservata alle coppie di innamorati i quali molto pudicamente cercano il buio per scambiarsi delle effusioni amorose.

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Puro la luna ‘mpiccia a fiasco

Lo peccato

In questa poesia Antonio Fiasco ripercorre in chiave ironica le vicende di Adamo ed Eva e del peccato originale rendendo attuali le conseguenze di una vicenda che ha condizionato tutto il successivo progredire dell’umanità.

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Lo peccato a fiasco

La tombolata

Il gioco della tombola è stato da sempre il passatempo preferito nelle due sere invernali quando ci si radunava con tutti i famigliari più cari per attendere il Natale o la sera dell’ultimo dell’anno in attesa di festeggiare l’anno nuovo. Antonio Fiasco ci descrive, con immagini sempre molto colorite la passione che i parenti presenti mettevano nel gioco della tombola.

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La tombolata a fiasco

La castagna

In questa poesia Antonio Fiasco riprende il tema della bellezza della vita semplice dando voce ad una pianta di castagne che è dispiaciuta della perdita dell’ultima castagna che gli rimaneva, il merlo nel consolarla gli rammenta che ha comunque fatto contenti quei bambini che l’hanno mangiata come caldarrosta.

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La castagna a fiasco

La fine dello puòrco

Torniamo alla vita semplice della stirpe contadina quando si allevavano gli animali per il fabbisogno alimentare della famiglia. Il maiale era sicuramente quello che dava maggiori soddisfazioni sia dal punto di vista della qualità che della quantità. In questa poesia Antonio Fiasco ci descrive l’aspettativa dell’allevatore che, dopo averne curato amorevolmente l’animale, di essere giustamente ricompensato in lonze, pancette e prosciutti.

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La fine dello puorco a fiasco